So che non mi sto proprio muovendo nel futuro del 2013 su questo punto, ma non ho potuto resistere a presentarvi questa piccola perla che ascoltai alla fine dell’anno scorso, un vibrante EP della testa creativa di Ben Pearce.
“What I Might Do”, crea quel momento, spesso raro, in cui incroci di differenti stili di musica si fondono perfettamente.
Innalzando lieti vocals di un album di Anthony Hamilton, Ben Pearce riesce in qualche modo a rimanere fedele al groove e nonostante a presentarci il più rilassante, nebbioso accompagnamento del Deep House immaginabile.
La semplicità della progressione armonica e il basso sincopato punta al centro e solleva perfettamente il vocal, leggermente modificato per dare un tocco frenetico, quasi meccanico.
Le parti House fanno l’opposto, muovendosi con il ritmo di Hamiltons per rispondere all’equilibrio minimalista contrapposto della produzione. Questa revisione è un’ispirante fusione di Soul/RnB e Deep House, con un magnifico adattamento per clubs, che l’arricchisce con un dolce e leggero mix.
Remix differenti di “What I Might Do” ci vengono presentati da Harry Wolfman, Adam Shelton and Bonar Bradberry, che offrono 3 rinfrescanti incisioni dell’originale.
Il compagno discografico Wolfman mette ci consegna un confuso triplice denso tocco estivo, con delle gocce e toni sommessi di morbido Tech House.
Shelton alza il livello d’intensità con i suoi ritocchi di House energetico. Cambiando sottili cuscinetti con sintetiche pugnalate, aggiungendo un rabbrividante vocal in sottotono.
Bradberry conclude il tutto con un profondo Velvet Mix che intensifica ancora i profondi vocals di Hammilton.
Questo e un singolo che veramente riesce a sostenersi da solo come EP. Diverso ed eternamente attraente e la prova che anche dopo sentirlo 5 volte consecutivamente, non ci si stanca mai delle revisioni vocali di Pearce.
Senti la versione qui in basso e scoprirai un campione essenziale di tutti i lati differenti dell’House.